RELAZIONE FINALE

Alessandro Bruscella – coordinatore uscente

Buongiorno a tutte e tutti compagne e compagni.
Innanzitutto permettetemi di ringraziare e salutare quanti di voi sono
presenti qui oggi al nostro VII Congresso di Unione UniversitariaUDU: “Per chi ha deciso di andare lontano”. Salutando e ringraziando
sia tutti gli inviti istituzionali, di cui apprezziamo la dedizione ed il
contributo che porteranno oggi, sia tutte e tutti voi, delegati e invitati,
che formate la parte viva di questo congresso e di questa
organizzazione.
Il nostro congresso si svolge in una contesto a livello sia storico sia
politico molto inedito e complesso, ma credo che ciò debba essere
quella scintilla in più che ci spinga a lavorare sempre più duramente
e, come organizzazione, dovremo essere in grado di accogliere e
saper gestire questa sfida.

CONTESTO NAZIONALE:
Dall’inizio del mio mandato, nel Novembre 2021, la situazione politica
e sociale è profondamente variata. Se da un lato, in quei mesi, c’era
un’Italia che stava provando a risalire dopo la crisi della pandemia da
Covid-19, con il governo Draghi, dall’altro, anche a livello Europeo e
Globale, abbiamo assistito ad eventi che hanno radicalmente
cambiato il nostro modo di vivere e di intendere la realtà. Dal 2021 in
poi, sono state numerose le vicende che si sono susseguite: a livello
governativo, per iniziare, siamo passato da un governo che veniva
formalmente chiamato tecnico, ad uno di natura politica a tutti gli
effetti, che rende propaganda politica anche dei momenti istituzionali
che effettivamente non dovrebbero essere tali. In particolare da
questo punto di vista è stata interessante la sfida che ci ha visto
protagonisti all’interno delle elezioni del 25 settembre 2022. Delle
elezioni atipiche, che si sono svolte con una campagna elettorale
estiva, sicuramente non consueta rispetto a ciò a cui eravamo
abituati. Queste elezioni hanno sicuramente evidenziato da un lato il
lavoro di opposizione portato avanti negli anni dalla destra italiana,
dall’altro hanno evidenziato delle nette carenze da parte del
panorama della sinistra. Ma, sicuramente, la cosa che più è stata
evidenziata dall’ultima tornata elettorale è un completo
allontanamento rispetto alle istituzioni politiche e all’esercizio
democratico del voto da parte di tutta la popolazione in generale, ma
in specie alcune categorie di quest’ultima. In particolare è
interessante come tra le astensioni, che si attestano su poco meno
del 40%, ci sia una forte componente di giovani, donne ed operai,
complice per i primi anche la mancanza di una legge legata al voto
fuori sede. Non è un caso infatti che da anni, come sindacato
studentesco, ripetiamo alla politica che le categorie più fragili e che
più stanno soffrendo la crisi odierna siano proprio queste. È inoltre
suggestivo notare che tra gli operai coloro i quali hanno votato hanno
scelto di farlo optando per un partito di destra. Questo ci fa evincere
chiaramente che ci sia una disillusione dettata dal fatto che per anni
non si sia incentrata l’agenda politica su temi sociali, quali il salario
minimo, la lotta alla povertà e l’implementazione del sistema di
welfare. Tutte componenti che poi sono state ampliate dalla crisi
dovuta al Covid-19 e dalle successive crisi dettate dalle guerre vicino
ai nostri confini. Dopo la tornata elettorale, tra l’altro, abbiamo
assistito sempre di più a politiche volte all’impoverimento sempre
maggiore di queste fasce. Basti pensare all’ultima legge di bilancio o
all’utilizzo sconsiderato dei fondi del piano nazionale di ripresa e
resilienza, che invece di essere un’opportunità per il mondo
dell’istruzione italiana si è trasformato in una cassa di finanziamento
per i privati che hanno speculato e continuano a farlo, come al solito,
sulle spalle di chi fa fatica ad arrivare a fine mese. D’altro canto
abbiamo assistito durante la pandemia ai risultati di anni e anni di
tagli al sistema sanitario pubblico, che ancora non hanno fatto aprire
gli occhi sulla strada da proseguire sotto questo punto di vista: il
numero chiuso a medicina non è una prospettiva, non è un
investimento sul futuro. Ma con questo non voglio fare retorica
spiccia, anzi. La strada è quella ma allo stesso tempo ciò dovrà
essere necessariamente accompagnato da un forte investimento in
spazi per la didattica e la residenzialità, perché altrimenti ciò
porterebbe solo al collasso, più di quanto già non lo sia, del sistema
universitario italiano.
Oltre a questo, stiamo vivendo delle guerre ai nostri confini, che ci
tengo a specificare, sono tutte da condannare. Perché una guerra
non è diversa dalle altre e nel momento in cui ci sono di mezzo dei
civili nessuna retorica può tenere. Inoltre, va fatto un grande
distinguo, per forza di cose in ogni guerra ci sono oppressori e
oppressi, ma soprattutto dovremmo essere stanche e stanchi delle
cosiddette chiacchiere da bar che riducono le cause di un conflitto a
degli eventi singoli, senza analizzare il fatto che questi derivino da
delle successioni concausali che durano da anni, come può essere
per l’ultimo triste avvenimento che ci vede protagonisti, come quello
Israelo-palestinese.
È indubbio infatti che bisogna condannare Hamas, come
organizzazione terroristica, ma d’altro canto è indubbio che bisogna
analizzare il fatto che il popolo palestinese subisce da anni soprusi
da parte del governo israeliano, più volte infatti condannato per
crimini contro l’umanità da risoluzioni delle nazioni unite. Ci tengo a
citare infatti il discorso fatto dal segretario generale delle nazioni
unite Antonio Guterres, al consiglio di sicurezza sul Medio Oriente:
“Gli attacchi di Hamas non nascono dal nulla. Il popolo palestinese è
stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Ma le
rimostranze palestinesi non possono giustificare gli spaventosi
attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono, in alcun
modo aggiungo io, giustificare la punizione collettiva del popolo
palestinese.” Purtroppo, in Italia almeno, sono poche le persone ed
in primis gli esponenti politici che hanno il coraggio di analizzare con
tale coscienza una situazione complessa come quella medio
orientale. D’altro canto ci troviamo anche a vivere le ripercussioni di
guerre come questa. Basti pensare alle incessanti e disastrose
conseguenze che abbiamo vissuto in seguito all’aumento delle
materie prime dal febbraio 2022 in poi. Basti pensare a come le
dinamiche inflazionistiche abbiano peggiorato la situazione
economica delle famiglie italiane. E davanti a tutto questo il governo
italiano non ha fatto altro che prendere delle contromisure ridicole e
propagandistiche, che a nulla sono servite. Chiediamo da anni che i
giovani vengano ascoltati, ma stare 15 giorni con delle tende sotto
Monte Citorio evince solo il fatto che questo governo, i giovani, non
vuole proprio ascoltarli. Ne siamo stati testimoni anche nel corso di
questa settimana a Verona, dove in occasione del Job&Orienta, una
compagna, la presidentessa del consiglio studenti di Verona, ha
catturato l’attenzione della presidente del consiglio Giorgia Meloni,
ribadendole come quanto sta facendo il governo in funzione della
violenza contro le donne, sia altamente insufficiente e soprattutto sia
solo una misura di comodo, che non fa nulla per un problema reale
che attanaglia questo paese, che si chiama Patriarcato e che finché
non riconosciamo in tutti i suoi termini, non fermeremo mai. È su
questo che mi voglio concentrare infatti in quest’ultimo pezzo di
relazione introduttiva: il patriarcato è un fenomeno sistemico, che va
riconosciuto e decostruito con l’aiuto di tutte e di tutti. Va decostruito
nella nostra quotidianità in primis, eliminando quegli atteggiamenti
che, anche in maniera subdola e nascosta, non fanno altro che
alimentare questo fenomeno. Sull’altro versante però, servono
politiche forti volte a sradicare questo problema, serve partire dal
Gender Pay Gap, dall’educazioni affettiva e alle differenze nelle
scuole, non come sta proponendo Valditara, bensì con delle misure
concrete, volte ad istituzionalizzare e rendere presente in ogni
scuola, di qualsiasi ordine e grado, dei percorsi volti a far
comprendere da dove muove questo fenomeno e come,
quotidianamente, eliminarlo, non con una finta prevenzione basata
sull’utilizzare come deterrente le conseguenze legali legate a questi
avvenimenti. Non vogliamo misure di questo tipo, siamo stanchi di
assistere alla retorica per la quale gli adulti dicono a noi giovani ciò
di cui abbiamo bisogno. Sappiamo quello che vogliamo e lo stiamo
urlando a gran voce, ma evidente ci troviamo di fronte ad una classe
dirigente che non è disposta a mettersi in discussione ed ascoltarci.

CONTESTO LOCALE:
Passando all’analisi del contesto locale il nostro territorio di Modena
e Reggio Emilia dal 2021 a oggi è cresciuto in maniera
preponderante sotto tanti aspetti.
È necessario sottolineare che l’arrivo di numerosi studenti e
studentesse all’interno delle nostre città ha di fatto acuito dei
problemi che prima erano solo latenti. Primo tra tutti quello degli
alloggi.
Il problema dell’abitare a Modena, ma anche a Reggio Emilia, è uno
dei temi principali su cui ci stiamo battendo da anni.
Questa tematica prima di tutto va analizzata dal punto di vista
culturale: il cittadino modenese o reggiano medio che ha un immobile
sfitto preferisce tenerlo tale che affittarlo a degli studenti. In questi
anni attraverso indagini e interviste abbiamo compreso come vi sia
diffidenza nell’accogliere gli studenti e le studentesse universitarie
per i motivi più disparati che possono andare dalla mancanza di
certezza nell’avere il canone mensile, o molto più semplicemente
diffidenza negli studenti perché visti come disturbatori o piantagrane.
Cosa comporta la mancanza di immobili sul mercato? In un banale
esercizio della ricerca dell’equilibrio di mercato è naturale che una
forte domanda ma una scarsa offerta porti quest’ultimo a spostarsi
molto verso sinistra, con il conseguente impennamento dei prezzi.
Una camera singola in media a più di 400 euro al mese non è un
qualcosa di accettabile, né quantomeno di sostenibile per le famiglie,
ma allo stesso tempo anche per giovani coppie o giovani lavoratori
che intendono iniziare un nuovo percorso della loro vita. Oggi giorno
è molto più complicato per un giovane accedere a un mutuo per
acquistare una casa vista la precarietà delle forme di lavoro, l’affitto
quindi diventa l’unica possibilità per uscire di casa e crearsi il proprio
futuro ma a tali condizioni diventa molto complicato. Tutto ciò tra
l’altro è alimentato anche dalla precarietà dilagante che stiamo
vivendo. Le giovani generazioni, prima di entrare stabilmente nel
mondo del lavoro, devono scontrarsi con anni e anni di precariato e
sfruttamento, figli di anni e anni in cui le politiche sono state
solamente volte a quella falsa flessibilità del mondo del lavoro che
altro non ha fatto che aggiungere forme contrattuali volte alla
precarizzazione e allo scaricare il rischio d’impresa sui lavoratori e le
lavoratrici. Se da un lato però i problemi sono aumentati, dall’altro
fortunatamente sono state messe in campo, da parte del Comune e
dell’Ateneo, delle azioni volte a tamponare questo problema, con la
creazione di nuovi studentati, che porteranno le nostre città ad
essere in linea con i target europei. D’altro canto, una prospettiva che
abbiamo da portare avanti per mettere un freno a questa precarietà
dilagante, è una sempre maggiore consapevolezza della
componente studentesca universitaria, con degli eventi di
formazione da portare avanti insieme alle cateogire della CGIL, in
modo da rendere più consapevoli tutte e tutti ed in modo da dare a
chiunque gli strumenti necessari per districarsi all’interno del mondo
del lavoro.
La città universitaria, però, non si esaurisce con la questione
abitativa: noi abbiamo sempre avuto la visione secondo cui fosse un
insieme di servizi alla persona e al cittadino che spaziasse in diversi
settori.
Non abbiamo mai avuto l’egoismo di intendere la città universitaria
come qualcosa di scorporato con le necessità di tutti i cittadini e le
cittadine di Modena e Reggio Emilia. Gli studenti universitari sono
una comunità all’interno della comunità più grande della città e non
possono essere dei cittadini di serie B.
Il tema del trasporto pubblico è uno di quelli più importanti per gli
studenti ma anche per tutti gli altri cittadini: le province di Modena e
Reggio Emilia hanno vissuto per diverso tempo di un sotto
finanziamento del trasporto pubblico locale e questo ha inciso
negativamente sulla qualità del servizio. Su questo fronte si è riusciti
a fare qualcosa, implementando il taxi bus notturno. È un primo
passo, è vero, ma la strada da fare è ancora lunga: serve un servizio
di trasporto pubblico notturno, almeno per coprire le fasce serali fino
all’una di notte. È assurdo assistere a discorsi di ragazze e ragazzi
che abitano nella zona del campus scientifico di Modena, dove si
trovano anche gli studentati della città, che dicono di non vedere l’ora
di tornare a casa perché qui non escono mai la sera, perché l’unica
prospettiva economicamente accessibile è farsi la strada a piedi,
dato che bisogna passare da zone buie, non sicure e sicuramente,
per buona parte dell’anno, al freddo. Per questo tema ci tengo a
citare la relazione introduttiva dello scorso congresso, fatta dall’ex
coordinatore, il compagno Dondi.
“In un primo momento non vi erano i fondi per fare il trasporto
pubblico notturno, dopo la pandemia sono arrivati finalmente fondi in
più per poter implementare il progetto e se tutto andrà secondo
quanto prestabilito nel 2022 avremo tre linee notturne.”
Ad oggi, quasi a fine 2023, due anni dopo quella relazione, le linee
notturne non sono state implementate, certo fattore scatenante è
stato anche il rincaro del carburante, ma nei prossimi anni questo
tassello sarà necessario per definire veramente Modena e Reggio
Emilia città universitarie. La sfida del futuro è pensare ad una mobilità
sostenibile di massa in cui venga sfavorito l’utilizzo di mezzi
inquinanti.
Altro tassello molto importante che ci ha visti protagonisti è la
creazione del supporto psicologico per la componente studentesca,
perché siamo stanchi di sentire ogni giorno di casi di gesti estremi
dovuti alle forti pressioni della nostra società, dell’Università, e del
capitalismo.
Città come Modena e Reggio Emilia devono avere l’ambizione di
migliorarsi ogni giorno: questo fa parte della nostra storia poiché non
ci accontentiamo mai una volta raggiunto il traguardo di rimanere
fermi lì a godercene i frutti.
Infatti, nonostante siano stati preventivati interventi per la creazione
di alloggi comuni è importante continuare a ragionare di quelli che
possono essere i servizi alla persona da implementare l’assistenza
sanitaria agli studenti fuori sede, l’ampliamento degli orari delle
biblioteche comunali universitarie è una programmazione culturale
che mette al centro la creatività dei cittadini e delle cittadine, che
rendano Modena e Reggio alla portata dì tutti e tutte.

IL NOSTRO RUOLO
In questa parte della mia riflessione mi concentrerò sul ruolo che
abbiamo avuto in questi anni come sindacato studentesco.
Dal 2021 ad oggi il nostro modo di fare attivismo sindacale è
cambiato radicalmente.
Qui è stato fondamentale l’approccio nell’affrontare le problematiche
ossia quello di condurre campagne di sensibilizzazione e raccolte di
dati in modo tale da essere precisi e puntuali nelle proposte da
avanzare nelle nostre rivendicazioni.
Altro lato importante è stato poi il rapporto con la CGIL e la sue
categorie che ci hanno dato quella profondità nel comprendere le
tematiche che sono state fondamentali per accreditarci come punto
di riferimento credibile con le istituzioni del territorio.
Altro dato da sottolineare a cui ci tengo particolarmente sono anche
i risultati elettorali: nel 2021 siamo già riusciti ad essere prima lista,
raggiungendo già il grandissimo risultato del 65%, nello scorso
Maggio abbiamo anche ampliato il divario elettorale, superando
quella soglia e raggiungendo addirittura il 75%, con la
consapevolezza che tale risultato è stato ottenuto solo grazie al
lavoro, grazie all’incessante presenza di compagne e compagni che
hanno setacciato tutte le sedi universitarie, quindi ringrazio ancora
una volta voi che siete presenti qui oggi, il merito è vostro.
Questo passaggio lo ritengo fondamentale per sottolineare come il
nostro ruolo non è solo di conflitto ma anche di rappresentanza
credibile e continuativa agli occhi della nostra comunità.
Come sottolineato anche nel nostro documento politico la
rappresentanza è uno dei cardini su cui si poggia l’attività del nostro
sindacato, ed è grazie a questa che riusciamo ad esserci affermati
all’interno della comunità accademica poiché siamo l’unico sindacato
studentesco di sinistra che riesce a fare proposte e fare
concretamente qualcosa per gli studenti e le studentesse.
CONCLUSIONE
Chiudo questa relazione innanzitutto ringraziando le compagne ed i
compagni dell’esecutivo, che in questi anni mi hanno accompagnato
alla guida della nostra Organizzazione, supportandomi e
sostenendomi sempre.
Ma voglio ringraziare soprattutto Voi, Delegate e Delegati, che siete
la vera forza di questa organizzazione. Cari compagni e care
compagne, concludo questa mia relazione esprimendo quindi
soddisfazione per il lavoro svolto, possiamo fare meglio?
Sicuramente: mi sento di dire che c’è bisogno del meglio di ciò che
ciascuno di noi può dare, le prossime settimane, i prossimi mesi ed
anni saranno impegnativi, mi auguro che la nostra Organizzazione
sia in grado di affrontare le sfide del futuro al meglio, con la stessa
spinta e lo stesso slancio che ci ha sempre contraddistinto. Al lavoro,
allo studio e alla lotta compagne e compagni.
Buon congresso a tutte e tutti